Cinema, documentari, art, musica, cibo, incontri e progetti culturali. Il Middle East Now Festival (MENF) torna a Firenze dal 28 settembre al 3 ottobre 2021 per la sua dodicesimo. Il tema di questa edizioni è (Re)-Aligning Perspectives, sottolineando la necessità di riassestamento dopo l'immenso impatto di una crisi globale che influenzato la vita di tutti. Il MENF si occupa di cinema, arte e cultura contemporanea come strumenti di conoscenza della realtà e delle tematiche culturali, sociali e politiche del Medio Oriente.
Per ulteriori informazioni e il programma completo visitate: https://middleastnow.it/
Good World Citizen ha intervistato Sara Sayad Nik, 20 anni, studentessa di economia che lavora anche nell'organizzazione del Festival.
D: Perché hai scelto di occuparti di questo festival? Parlaci un po' della tua esperienza.
R: Ho iniziato a fare la volontaria per il Middle MENF nel 2019 come un progetto scuola-lavoro. In classe un mio professore mi propose di fare questa esperienza e io accettai subito. Mi sembrava una buona opportunità per conoscere le mie radici iraniane. La mia prima edizione del Festival mi aprì un mondo di cui non ero a conoscenza. Prima di partecipare al Festival la mia origine mi rendeva molto insicura, ovviamente ne ero fiera, ma la vedevo come uno svantaggio, soprattutto perché avevo subito molto bullismo.
Partecipando al Festival, invece, capii che avere una doppia cultura rappresenta un vantaggio ed è pregio. Al Festival non solo ero stata accettata ma anche apprezzata in quanto parlavo un’altra lingua e potevo dare un contributo utile.
Dopo questa prima edizione da volontaria, a settembre del 2020 fui contattata dalla responsabile dello staff e della logistica del Festival che mi cedette il suo ruolo. Io accettai calorosamente ed è così che dall’undicesima edizione del MENF sono diventata responsabile dello staff e della logistica. Quest’anno ho anche affiancato una mia collega in tutta la programmazione del Festival
D: In che modo questo festival è diverso da altri festival cinematografici?
R: Questo festival cinematografico è diverso dagli altri perché ha come obiettivo di base quello di far passare il messaggio che i paesi del Medio Oriente e Nord Africa sono paesi produttori di cultura e non sono paesi solo teatro di guerra, conflitti crisi umanitarie. Il MENF dà voce a paesi che altrimenti non sarebbero ascoltati nel contesto italiano.
Un’altra differenza con altri festival è quella che il MENF non è etnocentrico, propone una visione ben diversa delle varie culture. È bello come tutti gli aspetti delle varie culture sono rappresentati senza mai giudicare.
D: Gli eventi politici e sociali sicuramente influenzano la produzione cinematografica in Medio Oriente. Secondo te, è importante fare conoscere questi eventi in Italia? Perché?
R: E' importante portare realtà del genere in Italia per dimostrare che nonostante tutto, nonostante le difficoltà le persone resistono e vanno avanti con la loro vita. Io ho una visione abbastanza positiva ma non è così per tutti. Alcuni film presenti al festival sono film molto crudi con scene pesanti, che io stessa faccio fatica a guardare. Ma mi piace pensare che il senso di mostrare questi film non sia quello di far vedere quanto soffrono certe persone ma invece quanto riescono a fare nonostante tutto. Questo tipo di evento è fondamentale in Italia anche per portare una nuova prospettiva e far cambiare idea distruggendo magari stereotipi e pregiudizi.
D: Chi è il pubblico del festival? Pensi che il Festival possa rappresentare un momento interculturale di dialogo tra le varie culture del Medio Oriente e quella italiana? Come?
R: Il pubblico del MENF è molto variegato. Ci sono molti affezionati che tornano ogni anno e vengono ogni giorno a tutti gli eventi. Ci sono gli appassionati di storia e cultura medio orientale. Vengono anche gli studenti di lingua e scienze politiche che trovano nel festival un’altra prospettiva rispetto a quella che trovano sui libri. Poi ci sono gli appassionati di cinema ma anche le persone che non sanno nulla del medio oriente ma semplicemente hanno visto la locandina e si sono incuriositi.
Il festival rappresenta un importantissimo momento interculturale e di dialogo perché utilizzare il cinema, quindi immagini visive, suono, emozioni per trasmettere e fare conoscere certi aspetti di una cultura permette al festival di arrivare ad una platea ampia di persone. Penso non ci sia niente di più istantaneo di un’immagine, di una scena dove una madre piange per il figlio, di suoni per far arrivare certe emozioni.