Mi sembra che sia vero, l'ho toccato con mano!
La diversità religiosa e culturale quando accompagnata dell'intelligenza d'Amore, che ci dona la nostra dimensione spirituale sviluppata, con tanto ascolto e rispetto, può essere una ricchezza e contributo indispensabile per la fratellanza umana, e soprattutto per il dialogo interreligioso con la "cultura della convergenza e dell’inclusione" tanto auspicata dal Papa Bergoglio.
Da fedele Cattolica Cristiana, con tutto il mio amore e la mia Anima Chiesa, ho sempre nutrito rispetto, ammirazione e gratitudine verso i nostri " fratelli maggiori" ovvero gli Ebrei. È notevole la loro saggezza ed ispirazione filosofica, purtroppo coronata di tanta persecuzione e sofferenza come ci mostra e racconta la storia e la memoria. Mi sono altrettanto interessata per capire e conoscere meglio pure il mondo islamico, essendo anche questo parte delle grandi religioni monoteista, cioè, nell’ordine cronologico della loro formazione: l’Ebraismo, il Cristianesimo ed l’Islamismo. È evidente il nesso genetico e le loro radici formativa comune, evidenziando la famiglia umana allargata di Abramo.
Dentro delle mie umile ricerche accademiche del “principio responsabilità" e l'apertura per "L'amicizia sociale" basata sul' rispetto reciproco, mi sono permessa di vedere e chiamare "fratelli" persone che professano una fede "diversa" della mia. Ed ho imparato che siamo della stessa famiglia, quella desiderata da Abramo, perciò disegno d'Amore e Fratellanza. Siamo figli dello stesso Padre, siamo fratelli! Ogni fratello è un dono, ma anche una responsabilità. Rispondiamo alla vita attraverso le esperienze vissute con i nostri fratelli, che possono essere di sangue, siccome sono anche quelli che la vita ci presenta ogni giorno. Quindi, il valore del riconoscimento e delle relazioni fraterne ci aiuterebbe ad iniziare a rispondere al grido dell’umanità sofferente che chiede aiuto. Forse, l’autorità che cerchiamo per risolvere i problemi sociali si trova, per grazia divina, all’interno di ognuno di noi. Pertanto, la nostra missione in questo mondo diventa quella di assumersi questa responsabilità.
Insieme alla mia amica Haifa Alsakkaf, da chi ho imparato tanto sulla cultura araba e religione islamica, siamo andate a visitare la Sinagoga ed il museo Ebraico. È stata una bellissima esperienza di vita. Siamo state accolte dalla dottoressa Monica Hagen che ci ha fatto vedere la Sinagoga ed il museo Ebraico raccontandoci il loro “tesoro” dove abbiamo trascorso due ore di tanta, ma tanta conoscenza e dialogo. Sembrava una sinergia profetica che tre donne, di nazionalità, culture e religione diverse potessero avere tanto da conversare, imparare e donare l'un l'altra. Forse, quello che ha desiderato Abramo fosse soltanto che riuscissimo a stare insieme, come amici, affidandosi alla “grazia” dell'Eterno Padre che non ci abbandona mai!
Ci riproveremo!
Sandra Maria de Sousa Rodrigues